Studio di Salvatore Marinò 

 

Gli angeli servivano Gesù

Premettendo che ci riserviamo di analizzare i passi biblici relativi agli arcangeli principali in un capitolo a loro dedicato, andiamo nel Nuovo Testamento alla ricerca di angeli. Non è difficile trovarli, perché il primo Vangelo, quello di Matteo, ci parla di angeli già nel capitolo IV. Qui leggiamo delle tentazioni di Gesù Cristo, il quale fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Alla fine di queste tentazioni – che ovviamente hanno visto Gesù vincitore – leggiamo: “Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco degli angeli gli si accostarono e lo servivano” (Mt 4,11).

Cosa possiamo notare da queste parole? Innanzitutto la sudditanza degli angeli rispetto a Gesù. È l’essere inferiore a servire il superiore, quindi da questo passo biblico si può capire che Gesù è gerarchicamente superiore agli angeli. Infatti la teologia ci dice che Gesù è Dio, ovvero la seconda persona della Santissima Trinità. Questo è un dogma di fede tanto antico e tanto importante. Altra particolarità del passo presentato è la seguente: gli angeli arrivano solo dopo che il diavolo lo lasciò. Cosa può significare questo? Qui si nota l’antipatia (nel senso di repulsione) tra il diavolo e gli angeli santi. Anche il diavolo ha degli angeli caduti al suo servizio, ma in questo passo non figurano. Diciamo che questo brano ci parla di una grande battaglia spirituale tra il leader del male e quello del bene. Ci fa piacere leggere che vince il bene.

 

I mietitori sono gli angeli

Nel Vangelo di Matteo, al capitolo XIII, leggiamo una parabola che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli. Sappiamo che egli parlava in parabole e molte di queste sono divenute famose. Questa è la parabola della zizzania. Gesù disse che “il regno dei cieli è simile a un uomo, che seminò buon seme nel suo campo” (Mt 13,24). Ci fu però un problema: i servi di quest’uomo trovarono nel campo la zizzania e lo andarono a riferire all’uomo. Questi disse che era stato un nemico a seminarla. Così gli uomini chiesero al padrone se potevano andare a toglierla; ma egli disse di no, per il timore che estirpando la zizzania non rovinassero anche il grano. Quando le folle che ascoltarono questa parabola andarono via, i discepoli chiesero a Gesù di spiegare il senso di tutto ciò. Gesù rispose che “colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo, il buon seme sono i figli del regno, e la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo, mentre la mietitura è la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli” (Mt 13,37-39). Poi Gesù aggiunse che, sempre alla fine del mondo, “il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e gli operatori d’iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti” (Mt 13,41-42).

Siamo di fronte a una rivelazione di Gesù su ciò che avverrà alla fine del mondo, e gli angeli sembrano essere protagonisti di questi eventi. Essi hanno il compito di mietere il campo di Dio. La mietitura consiste nel taglio delle piante che all’epoca si eseguiva a mano con la falce. Dunque gli angeli hanno un compito difficile: devono praticamente separare le anime buone da quelle cattive. La fornace di cui parla Gesù è simbolo dell’Inferno, ovvero di un luogo di tormento. È in questo luogo che le anime dannate saranno gettate dai santi angeli. Questo compito spetta unicamente a loro e non ai servi di Dio umani. Questi sono rappresentati dai servi del padrone che chiedono il consenso per compiere quest’opera, ma il padrone dà divieto tassativo: essi possono danneggiare il grano, quindi le anime sante. Dunque da questo passo del Vangelo vediamo che gli angeli avranno una missione importante da compiere alla fine del mondo. Questo concetto sembra trovare conferma nei capitoli successivi, laddove leggiamo che “il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli; e allora egli renderà a ciascuno secondo il suo operato” (Mt 16,27). Questo versetto parla del ritorno di Cristo e ci dice che egli verrà con i suoi angeli.

 

Gli angeli vedono la faccia del Padre

Nel Vangelo di Matteo leggiamo una caratteristica particolare degli angeli: essi sono faccia a faccia con Dio, sempre. Ciò lo comprendiamo perché Gesù, dopo aver affermato che “i piccoli” non debbano essere disprezzati, aggiunge: “perché io vi dico che gli angeli loro vedono continuamente nei cieli la faccia del Padre mio, che è nei cieli” (Mt 18,10).

Da questa affermazione di Gesù possiamo notare due dettagli: primo, egli parla degli angeli loro, lasciando intendere che ci sono degli angeli vicino ai cosiddetti “piccoli” del mondo, quelli che solitamente vengono disprezzati; secondo, ci dice che questi santi angeli sono continuamente dinanzi alla presenza di Dio Padre.

 

Gli angeli suoneranno la tromba

In Matteo 24 leggiamo un sermone profetico di Gesù. Egli parla della sua seconda venuta e dice: “E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e tutte le nazioni della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con potenza e grande gloria. Ed egli manderà i suoi angeli con un potente suono di tromba; ed essi raccoglieranno i suoi eletti dai quattro venti” (Mt 24,30-31). Anche in questo passo leggiamo di una rivelazione circa la fine del mondo. Il Figlio dell’uomo è ovviamente Gesù stesso, il quale manderà i suoi angeli con un potente suono di tromba, come a dire: sarà un evento che coinvolgerà tutti gli esseri viventi, nessuno escluso. Ancora una volta, viene confermato il fatto che gli angeli santi raccoglieranno le anime degli eletti, ossia di quelli che saranno reputati giusti agli occhi di Dio.

 

Gli angeli non conoscono il giorno della fine

È curioso menzionare due passi dei Vangeli in cui Gesù, parlando della fine dei tempi, dice: “Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli dei cieli, ma soltanto il Padre mio” (Mt 24,36). Anche il Vangelo di Marco conferma questo insegnamento di Gesù: “Ma quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, né gli angeli nel cielo né il Figlio, ma solo il Padre” (Mc 13,32). Da questi versetti conosciamo dei limiti dell’intelletto angelico. Essi non sono onniscienti, come Dio, quindi ci sono informazioni che non conoscono; una di queste è l’ora della fine del mondo.

 

Gli angeli gioiscono nei cieli

Gesù, parlando del ravvedimento delle anime, insegnò: “Vi sarà gioia presso gli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede” (Lc 15,10). Da questo versetto conosciamo un aspetto degli angeli molto importante: essi riconoscono i santi di Dio e coloro che scelgono di servire Gesù Cristo convertendosi dalle vie malvage. La tradizione, facendo leva su queste parole, ci dice che gli angeli fanno festa nei cieli quando un’anima riceve Gesù nella propria vita.

 

Due angeli si presentano a Maria Maddalena

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo di un episodio importante avvenuto dopo la morte del Cristo. L’evangelista ci dice che Maria stava piangendo presso il sepolcro, quando “vide due angeli, vestiti di bianco, che sedevano l’uno al capo e l’altro ai piedi del luogo, dove era stato posto il corpo di Gesù” (Gv 20,12). La Maddalena parlò anche con questi angeli: essi le chiesero perché piangeva, e lei rispose che piangeva perché avevano portato via il corpo di Gesù. Poi fu lo stesso Gesù Cristo risorto che si presentò a lei e dialogò con lei e le disse di andare dai suoi discepoli ad annunziare ciò che aveva visto e ciò che lui le aveva detto.

Cosa possiamo notare riguardo gli angeli da questo episodio? L’unico dettaglio che abbiamo di questi angeli è che erano vestiti di bianco. Questo è il colore della purezza, che spesso si associa alla luce. Dunque gli angeli qui vengono presentati come esseri di luce, puri e candidi. Possiamo affermare che, come ci dice la dottrina cristiana, gli angeli sono senza peccato, ecco perché spesso li definiamo “santi angeli”.

 

Chi pratica l’ospitalità ospita gli angeli

Lo scrittore dell’epistola agli Ebrei, ad un certo punto, dice: “Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli” (Eb 13,2). Questo versetto è molto interessante perché ci dice che gli angeli somigliano così tanto agli esseri umani, che molti uomini hanno creduto di aver a che fare con persone umane invece hanno ospitato senza saperlo degli angeli. Questo significa che gli angeli, quando si presentano fisicamente, non devono avere le ali con cui noi li raffiguriamo continuamente. Forse queste sono solo un simbolo: ci dicono che questi esseri appartengono ai cieli. C’è da dire però che, come abbiamo visto nella sezione dedicata all’Antico Testamento, Isaia vide dei serafini con ben sei ali. Siamo nel campo dei misteri, perciò è normale essere confusi. Alcuni ritengono che gli angeli siano in grado di prendere la forma desiderata, e questo spiegherebbe un bel po’ di anomalie.

Gli angeli hanno combattuto una guerra in cielo

Facciamo un salto nel libro dell’Apocalisse, perché ci sono tre versetti molto importanti, che ci parlano di una guerra avvenuta nei cieli in un tempo non precisato: “E vi fu guerra in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il dragone; anche il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero e per loro non fu più trovato posto nel cielo. Così il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo, fu gettato sulla terra; con lui furono gettati anche i suoi angeli” (Ap 12,7-9). Dunque sappiamo che ci fu una divisione tra gli angeli di Dio, e le due fazioni erano capeggiate da Michele, i santi, e da Satana, i dannati. Non sappiamo con certezza quando sia avvenuta tale guerra, ma alcuni studiosi dicono che da questo passo comprendiamo che anche la fedeltà degli angeli fu messa alla prova. Essi sono dotati di libero arbitrio, quindi hanno scelto volontariamente di servire Dio e non sono delle sue marionette.

 

Un angelo compare in sogno a Giuseppe

Il Vangelo di Matteo si apre raccontando la storia di Maria e Giuseppe. Maria era stata promessa in matrimonio a Giuseppe, ma prima della loro unione lei si trovò incinta. Dunque Giuseppe pensò di lasciarla segretamente, perché voleva bene a Maria e non voleva infamarla. Accadde però che una notte un angelo di Dio gli apparve in sogno e gli disse che quello che era accaduto era opera dello Spirito Santo. Aggiunse anche che il bambino che sarebbe nato avrebbe salvato il popolo dai peccati e doveva essere chiamato Gesù. Così Giuseppe, svegliatosi, ubbidì all’angelo e prese con sé Maria.

Questo episodio è molto importante perché ci dice che gli angeli possono apparire nei nostri sogni e possono anche farci delle rivelazioni importanti. I sogni sono da sempre considerati un mezzo che permette all’uomo di conoscere il volere di Dio. Nell’Antico Testamento leggiamo di tanti personaggi che hanno ricevuto delle rivelazioni attraverso i sogni, primo fra tutti Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe. Quindi nella Bibbia gli angeli di Dio parlano attraverso i sogni; cosa ci impedisce pertanto di credere che ancora oggi essi possano parlare agli eletti attraverso i sogni?

Nel secondo capitolo del Vangelo di Matteo si ripete l’esperienza di Giuseppe. Siccome il re Erode voleva uccidere tutti i bambini, un angelo di Dio apparve in sogno a Giuseppe e gli disse di fuggire in Egitto. Poi, dopo che Erode fu morto, ancora un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse di ritornare in Palestina.

Possiamo dunque vedere come Giuseppe aveva una connessione con il mondo divino attraverso i sogni. Dio comunicava a Giuseppe il suo volere attraverso gli angeli che si manifestavano in sogno.

 

Un angelo si presenta ai pastori

Il Vangelo di Luca ci dice che un angelo si presentò ad alcuni pastori per annunciare loro la nascita di un re: Cristo Gesù. Quando i pastori videro l’angelo, “furono presi da grande paura” (Lc 2,9). L’angelo però li rassicurò e disse che annunciava loro una grande gioia, dunque gli parlò del bambino posto in una mangiatoia. Il testo ci dice che all’angelo si unì “una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio” (Lc 2,13). Dopo di ciò, gli angeli si allontanarono da loro e i pastori si avviarono verso Betlemme.

Questo passo ci fa notare un dettaglio abbastanza rilevante: gli uomini aveva paura degli angeli. Questa specificità l’abbiamo ritrovata spesso nell’Antico Testamento e si ripropone anche nel Nuovo. Non sappiamo dire perché questi pastori avevano così tanta paura dell’angelo che vedevano, ma essi erano grandemente spaventati, difatti l’evangelista parla di grande paura. Forse questo angelo era armato, essendo un soldato delle milizie celesti, oppure aveva delle caratteristiche fisiche spaventevoli. È difficile rispondere a questo perché, ma è chiaro che gli uomini restano turbati alla visione dell’angelo.

Altro dettaglio rilevante è che l’angelo ad un certo punto viene affiancato da una moltitudine di angeli che lodava Dio. Molti studiosi ci dicono che gli angeli lodano Dio continuamente, tant’è che si parla di cori angelici. Questa informazione del Vangelo è interessante, perché sembra confermare questa teoria. Anche nella visione di Isaia (quella dei serafini) abbiamo visto qualcosa del genere; ma non sempre possiamo ravvisare nelle apparizioni bibliche il canto degli angeli. Ciò perché il più delle volte gli angeli vengono presentati come milizie celesti con compiti ben precisi.

 

L’angelo guaritore che agitava l’acqua

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo di un fenomeno molto particolare. L’evangelista ci dice che a Gerusalemme vi era una piscina chiamata Betesda, che aveva cinque portici. Sotto questi vi erano tanti infermi che aspettavano di vedere l’acqua agitata e ciò “perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l’acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l’acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto” (Gv 5,4).

Qui notiamo che l’angelo aveva il potere di guarire gli infermi, grazie ovviamente al volere divino. Poiché vi è un potente arcangelo con questa funzione di guaritore, ossia Raffaele, alcuni studiosi dicono che questo misterioso angelo guaritore sarebbe proprio lui; ma quest’associazione è arbitraria: il Vangelo non specifica il nome di questo angelo, perciò noi presentiamo questo passo biblico nel novero degli angeli generici. Di Raffaele e degli altri arcangeli parleremo diffusamente più avanti.

Notiamo inoltre che il potere guaritore di questo angelo non aveva limiti, perché l’evangelista ci dice che chiunque entrava nell’acqua era guarito da qualsiasi malattia che lo affliggeva. È evidente che l’angelo operasse in nome e per conto di Dio, colui che non conosce limiti al proprio potere. La dottrina religiosa, infatti, ci insegna che solo Dio è onnipotente, mentre il potere degli angeli è limitato. Dio per antonomasia è onnipotente, onnisciente e onnipresente; queste qualità non possono essere attribuite agli angeli, che sono limitati nel potere, nel sapere e nel movimento nello spazio-tempo.

 

Un angelo libera gli apostoli dalla prigione

Nel libro degli Atti degli apostoli leggiamo che, quando gli apostoli iniziarono a predicare il Vangelo, trovarono subito degli ostacoli. Essi furono subito gettati nella prigione pubblica: “Ma un angelo del Signore di notte aprì le porte della prigione e, condottili fuori, disse: Andate, presentatevi nel tempio e annunziate al popolo tutte le parole di questa vita” (At 5,19-20). Le guardie, giunte nella prigione, non trovarono nessuno e riferirono la cosa ai loro capi sacerdoti. Questi seppero che gli apostoli erano nel tempio a insegnare al popolo, così essi li presero senza fargli violenza e li condussero dinanzi al Sinedrio per essere interrogati. Fu qui che Pietro pronunciò la famosa frase: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29).

In questo passo vediamo come l’angelo di Dio diventa un vero liberatore dei santi eletti. Egli sembra non aver avuto particolari problemi ad eludere le guardie. Queste non si accorsero di niente: quando furono giunte nella prigione, non trovarono nessuno. Ciò vuol dire innanzitutto che l’angelo di Dio non uccise nessuno (non leggiamo di alcuna guardia morta) e poi che fece tutto in silenzio e nell’invisibilità. Non è molto chiaro se questo angelo si fosse presentato come uno spirito o come un essere in carne e ossa. In questo passo, a differenza di altri del Nuovo Testamento, non leggiamo di alcuna luce o di fenomeni spirituali. Resta il fatto che l’angelo ha manifestato un grande potere e una grande capacità di liberazione degli uomini dal male.

 

 Un angelo parla al centurione Cornelio

Nel libro degli Atti, al capitolo X, leggiamo di un centurione romano di nome Cornelio, che viene presentato come “un uomo pio e timorato di Dio” (At 10,2). Egli faceva molte elemosine e pregava molto, tanto che un giorno gli si presentò un angelo di Dio. Cornelio, appena vide l’angelo, si spaventò, ma l’angelo gli portò una buona notizia, e gli disse che le sue preghiere e le sue elemosine erano salite davanti a Dio come una ricordanza. Poi gli disse di andare a chiamare l’apostolo Pietro.

In questo passo biblico vediamo ancora una volta che gli uomini che vedono gli angeli ne rimangono spaventati. Al versetto quarto, leggiamo infatti: “guardandolo fisso e tutto spaventato”. Cornelio riusciva a guardare fisso l’angelo ma al contempo era tutto spaventato. Ancora una volta non ci viene spiegato il perché dello spavento, ma è probabile che gli angeli avessero uno splendore potente o comunque trasmettessero la potenza di Dio. Per il resto, non abbiamo nulla da segnalare. L’angelo si comporta da semplice messaggero e comunica a Cornelio che egli è gradito a Dio e che deve far chiamare Pietro. Quando l’apostolo giungerà, Cornelio e tutta la sua famiglia verranno grandemente benedetti e riceveranno lo Spirito Santo.

 

Un angelo libera Pietro dalla prigione

Abbiamo già visto una liberazione da parte di un angelo degli apostoli che erano imprigionati. Nel XII capitolo del libro degli Atti leggiamo qualcosa di simile, ma con maggiori dettagli. Questa volta è solo Pietro ad essere in prigione. La Bibbia ci dice che “Pietro dormiva in mezzo a due soldati, legato con due catene; e le guardie davanti alla porta custodivano la prigione” (At 12,6). Pietro era dunque in una situazione difficile e intorno a lui vi erano tanti soldati. Ma ad un certo punto si presentò un angelo “e una luce risplendette nella cella” (At 12,7). L’angelo svegliò Pietro e le catene furono spezzate. Poi l’angelo disse all’apostolo di avvolgersi in un mantello e di seguirlo. Pietro era confuso, tanto che il testo ci dice che egli pensava di avere una visione. L’angelo lo accompagnò fuori dalla prigione e lo guidò anche verso un sentiero, dopodiché “all’improvviso l’angelo lo lasciò” (At 12,10). Dunque Pietro fu liberato e raggiunse gli altri apostoli a casa di Maria, madre di Giovanni.

In questo passo biblico leggiamo una informazione molto importante: quando l’angelo si presentò a Pietro, una luce risplendette nella cella. Non leggiamo che Pietro si spaventò dell’angelo, ma vediamo che lui era molto confuso, perché pensava di avere una visione mistica. Qui vediamo che l’angelo si presenta come un essere di luce e liberatore dei figli di Dio. Sembra essere un’apparizione spirituale, accompagnata da un miracolo. Sembra che i l’angelo e lo stesso Pietro fossero assolutamente invisibili agli occhi dei soldati che facevano la guardia. Non dobbiamo pensare ai soldati come a uomini scansafatiche che si erano appisolati, perché all’epoca vigeva la pena di morte per negligenza dei soldati. Essi erano ben addestrati e non si sarebbero mai addormentati in servizio. Anche se era notte, i soldati di guardia dovevano essere ben svegli e pronti a intervenire per qualsiasi cosa. Il fatto è che sembra che essi non vedano proprio Pietro che andava via. Se leggiamo i versetti successivi di questo capitolo, vediamo che “quando si fece giorno vi fu un gran subbuglio fra i soldati, perché non sapevano cosa fosse avvenuto di Pietro” (At 12,18). L’angelo aveva compiuto un vero miracolo: i soldati non avevano la più pallida idea di cosa fosse accaduto. Erode dunque comandò che le guardie “fossero condotte al supplizio” (At 12,19). Il re Erode pensò che ci fosse stata una negligenza da parte delle guardie armate, e questi uomini pagarono con la vita. Come abbiamo detto pocanzi, è improbabile che stessero dormendo o che fossero distratti, perché sapevano bene che sarebbero stati giustiziati. Ripetiamo: fu un vero miracolo.

 

Un angelo di Dio uccise Erode

Se continuiamo a leggere il capitolo XII, quello relativo alla liberazione di Pietro dalla prigione, leggiamo che Erode tenne un discorso pubblico e fu acclamato dal popolo come se fosse un dio. Per questo motivo “in quell’istante un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e morì roso dai vermi” (At 12,23).

Qui vediamo l’intervento di un angelo della morte. È curioso che ci sia una punizione così severa nel tempo della grazia, ossia dopo la venuta di Cristo. Non leggiamo altri eventi simili a questo in tutto il Nuovo Testamento. La punizione di morte è propria del Dio dell’Antico Testamento, nei tempi delle guerre e della legge del taglione. Con l’avvento di Cristo, sembra cambiare il modus operandi di Dio, eppure in questo passo vediamo un’eccezione. Dio mandò un angelo della morte, che colpì Erode e lo uccise perché non aveva dato gloria a Dio, anzi aveva pensato di essere egli stesso un dio. Questo sembra un intervento spirituale, perché non ci sono parole che fanno pensare ad una manifestazione fisica dell’angelo. Ciò è tipico del Nuovo Testamento, in cui vediamo gli angeli come esseri spirituali, che si presentano con luci e vesti risplendenti. Solitamente gli angeli del Nuovo Testamento portano buone notizie o compiono azioni di liberazione, come abbiamo visto con Pietro. In questi versetti invece siamo di fronte ad una eccezione: vi è una punizione divina che colpisce un uomo che stava perseguitano fortemente la chiesa primitiva, e che aveva già messo a morte Giacomo, fratello di Giovanni (At 12,2). Dunque Dio, anche nel tempo della grazia, non ha avuto pietà di un nemico della Chiesa, di uno strumento di Satana, che fu punito secondo giustizia.

 

Gli angeli nell’Apocalisse di Giovanni

L’Apocalisse di Giovanni si apre con un versetto importante, perché ci fa capire come l’apostolo ebbe questa rivelazione: “Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere rapidamente e che egli fece conoscere, mandandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni” (Ap 1,1). Come afferma chiaramente il testo, Giovanni è riuscito a vedere le cose descritte in questo libro grazie ad un angelo mandato da Dio.

Nei primi capitoli dell’Apocalisse, leggiamo di sette messaggi che Giovanni avrebbe dovuto dare agli angeli delle sette chiese dell’Asia. In questo contesto però molti studiosi ritengono che per “angeli” s’intenda “responsabili a capo delle sette chiese”.

Dopo aver trasmesso i messaggi alle chiese, Giovanni vide “un angelo potente, che proclamava a gran voce: Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i suoi sigilli?” (Ap 5,2). In questo versetto leggiamo della visione di un angelo potente, che ci fa capire che sarebbe un angelo che si trova in alto nella gerarchia angelica. Quest’angelo invia un messaggio circa un libro sacro tenuto nella mano destra di “colui che sedeva sul trono” (Ap 5,1).

Giovanni vide anche un angelo che comunicò con altri quattro angeli distruttori: “Poi vidi un altro angelo che saliva dal sol levante, il quale aveva il sigillo del Dio vivente, e gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di danneggiare la terra e il mare” (Ap 7,2). In questo versetto leggiamo dunque di angeli distruttori, che ricevono il permesso da Dio di danneggiare la terra e il mare. Questo messaggio conferma la tesi che vede gli angeli come esercito di Dio pronto a distruggere ogni nemico infernale.

Curioso è il passo biblico che presenta un angelo con un turibolo d’oro; questi si fermò presso l’altare divino “e gli furono dati molti profumi, affinché li aggiungesse alle preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro che era davanti al trono. E il fumo dei profumi, offerti con le preghiere dei santi, salì dalla mano dell’angelo davanti a Dio. Poi l’angelo prese il turibolo, lo riempì di fuoco dell’altare e lo gettò sulla terra; e si fecero voci, tuoni, lampi e un terremoto” (Ap 8,3-5). È molto difficile riuscire a comprendere il senso di questa visione; possiamo comunque notare che gli angeli sono collegati qui alle preghiere dei santi, che avranno giustizia attraverso un’azione di vendetta divina: tuoni, lampi e un terremoto.

Nel capitolo VIII leggiamo di quattro angeli che suonano la tromba, per annunciare quattro eventi catastrofici:

  1. Grandine e fuoco, mescolati con sangue furono gettati sulla terra (Ap 8,7);
  2. Qualcosa simile a una grande montagna di fuoco ardente fu gettata nel mare (Ap 8,8);
  3. Cadde dal cielo una grande stella che bruciava come una fiaccola (Ap 8,10);
  4. Fu colpita la terza parte del sole, la terza parte della luna e la terza parte delle stelle, sicché la terza parte di essi si oscurò, e la terza parte del giorno perse il suo splendore (Ap 8,12).

Dopo aver descritto questi eventi apocalittici, Giovanni vide un angelo “che volava in mezzo al cielo e diceva a gran voce: Guai, guai, guai a coloro che abitano sulla terra, a causa degli altri suoni di tromba che i tre angeli stanno per suonare” (Ap 8,13). Dopo aver annunciato ciò, arrivano tre suoni di tromba, ovvero tre guai:

  1. Una stella caduta dal cielo sulla terra (Ap 9,1);
  2. Vengono sciolti quattro angeli della morte che uccidono la terza parte degli uomini (Ap 9,13-15);
  3. Si aprì nel cielo il tempio di Dio e in esso apparve l’arca del suo patto, e ci furono lampi, voci, tuoni, un terremoto e una forte tempesta di grandine (Ap 11,15-19).

Giovanni vide anche un angelo talmente potente che gli studiosi biblici ci dicono essere figura di Cristo: “Vidi un altro angelo possente che scendeva dal cielo, avvolto in una nuvola e con l’arcobaleno sul capo; il suo volto era come il sole e i suoi piedi come colonne di fuoco” (Ap 10,1). Questo angelo gridò come un leone ruggente e Giovanni ci dice che, quando arriverà il giorno in cui questo angelo farà sentire la sua voce, si compirà il mistero di Dio (Ap 10,7).

Giovanni vide anche un angelo che annunciava la Parola di Dio: “Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo e che aveva l’evangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra” (Ap 14,6). Solitamente, nel Nuovo Testamento, gli angeli non annunciano mai il Vangelo, perché questo è compito degli uomini, dei cristiani; ma Giovanni ci dice che arriverà il giorno in cui questo compito sarà portato a termine dagli stessi angeli. A questo angelo ne seguì un secondo, che dichiarò la caduta di Babilonia (Ap 14,8), e un terzo che disse: “Se uno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla sua fronte o sulla sua mano, berrà anch’egli il vino dell’ira di Dio” (Ap 14,9-10). Questo terzo angelo parla dunque del famoso “marchio della bestia”, che molti hanno cercato di spiegare a modo loro. Nello stesso capitolo, Giovanni parla di un angelo che ha potestà sul fuoco (Ap 14,18). Per esteso, si può intendere che ci sono angeli che hanno potere sugli elementi della natura (fuoco, acqua, aria e terra).

Giovanni continua a vedere eventi orribili, così vide un angelo che “versò la sua coppa sul mare, ed esso divenne sangue simile a quello di un morto e ogni essere vivente nel mare morì” (Ap 16,3). Ci fu poi un altro angelo che “versò la sua coppa sui fiumi e sulle sorgenti delle acque, ed esse diventarono sangue” (Ap 16,4). Dobbiamo dire che, giunti a questo punto, chi legge il libro dell’Apocalisse rischia di non dormire per almeno una settimana: gli angeli che vengono presentati sono quasi tutti angeli della morte e distruttori. A conferma di ciò, Giovanni vide ancora un angelo che “versò la sua coppa sul sole; e gli fu dato di bruciare gli uomini col fuoco” (Ap 16,8). Ma non è ancora finita, perché Giovanni vide l’angelo che “versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu coperto di tenebre, e gli uomini si mordevano la lingua per il dolore” (Ap 16,10).

Dopo aver visto questi eventi tremendi, Giovanni vide “scendere dal cielo un altro angelo che aveva una grande potestà; e la terra fu illuminata dalla sua gloria” (Ap 18,1). A questo angelo ne seguì un altro molto potente che gettò un masso enorme nel mare dichiarando che in tal modo sarà scagliata Babilonia e non sarà più ritrovata (Ap 18,21).

Giunti all’ultimo capitolo del libro apocalittico, vediamo che Gesù Cristo prende la parola e dichiara di aver mandato egli stesso il suo angelo per testimoniare quanto visto da Giovanni (Ap 22,16).

Come possiamo commentare quanto letto in questo tremendo libro? Ebbene, dobbiamo capire che gli angeli non sono esseri inoffensivi e docili, creature capaci solo di portare lieti messaggi; ma avrai ben compreso come l’esercito di Dio è forte e potente, tanto da avere la capacità di distruggere tutto il mondo e di portare dolore e morte su tutto il nostro pianeta.

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