
Introduzione
La parola Elohim è uno dei termini più complessi e polisemici della Bibbia ebraica, ed è stata oggetto di numerose interpretazioni e traduzioni nel corso dei secoli. Utilizzata circa 2.600 volte nell'Antico Testamento, Elohim è comunemente tradotta con "Dio", ma il suo significato varia a seconda del contesto in cui viene usata. I traduttori biblici hanno dovuto confrontarsi con la polivalenza di questo termine, che può riferirsi sia al Dio unico di Israele che a divinità plurali, o persino a esseri sovrannaturali e potenti figure umane.
Origine e struttura della parola
Il termine Elohim è la forma plurale del sostantivo ebraico Eloah, che significa "dio" o "divinità". Ciò che rende Elohim particolarmente interessante è che, pur essendo un plurale grammaticale, nella maggior parte dei casi viene usato in modo singolare per riferirsi al Dio di Israele. Questo ha sollevato molte questioni interpretative, soprattutto riguardo alla concezione ebraica della divinità e al rapporto tra monoteismo e politeismo nell'antichità.
Significati di Elohim nei diversi contesti
1. Elohim come Dio unico
Nella maggior parte delle occorrenze, Elohim si riferisce al Dio unico, creatore dell'universo, come ad esempio in Genesi 1:1: "In principio Dio (Elohim) creò il cielo e la terra". In questo caso, anche se la parola è plurale, il verbo associato (bara, "creò") è al singolare, indicando chiaramente che si sta parlando di una sola divinità. Questo uso ha portato molti studiosi a parlare di un "plurale di maestà" o "plurale di intensità", dove il plurale non indica una molteplicità di esseri, ma piuttosto l'onnipotenza e la maestosità di Dio.
Altri interpretano il plurale come un riflesso delle radici politeistiche della religione israelitica, che nel tempo si è evoluta verso una forma di monoteismo. In questo senso, Elohim potrebbe conservare tracce di un passato in cui gli Israeliti adoravano più divinità, successivamente unite in un'unica entità.
2. Elohim come divinità plurali
In altri passi della Bibbia, Elohim viene chiaramente usato nel senso di "dèi", riferendosi a divinità pagane o a figure divine in senso generale. Ad esempio, in Esodo 20:3, uno dei Dieci Comandamenti afferma: "Non avrai altri dèi (Elohim) oltre a me". Qui, la parola è chiaramente plurale, riferendosi agli dèi delle altre nazioni. In questo caso, il termine è associato all'idea che esistono altre divinità venerate dai popoli vicini, ma che YHWH è l'unico vero Dio per Israele.
3. Elohim come esseri sovrannaturali o giudici
Un altro uso del termine si trova in contesti che fanno riferimento a esseri sovrannaturali o a figure umane potenti. In Salmo 82:1, leggiamo: "Dio (Elohim) sta nell'assemblea divina; in mezzo agli dèi (Elohim) egli giudica". Qui, Elohim è usato due volte: una volta per riferirsi a Dio e una volta per indicare figure divine o giudici. Alcuni interpreti ritengono che il versetto parli di giudici umani, che vengono chiamati Elohim per via della loro autorità nel pronunciare giudizi, come vediamo anche in Esodo 21:6 e Esodo 22:8-9.
Secondo questa interpretazione, il termine Elohim può designare non solo divinità, ma anche individui che detengono un potere speciale o che agiscono come rappresentanti di Dio sulla terra. Questo uso si collega al concetto biblico di autorità divina esercitata da figure umane.
4. Elohim e gli esseri angelici
In alcuni testi, Elohim viene interpretato come un riferimento a esseri angelici o entità celesti. In Deuteronomio 32:8, alcune versioni del testo suggeriscono che l'Altissimo abbia diviso le nazioni "secondo il numero dei figli di Dio (Elohim)", il che potrebbe indicare una gerarchia di esseri divini o angelici che supervisionano le nazioni. Questa lettura ha influenzato la successiva letteratura giudaica e cristiana, che sviluppa l'idea di esseri sovrannaturali subordinati a Dio.
Traduzioni e interpretazioni bibliche
I traduttori biblici hanno affrontato sfide significative nel rendere Elohim nelle varie lingue. Nelle traduzioni greche della Bibbia, come la Settanta, Elohim viene solitamente tradotto con Theos, il termine greco per "Dio". Tuttavia, in alcuni casi, come nei riferimenti a divinità plurali o giudici, viene usato theoi (dèi), per riflettere meglio il senso originale.
Nelle versioni latine della Bibbia, come la Vulgata, Elohim è tradotto principalmente come Deus (Dio), ma anche qui i contesti plurali vengono resi come dii (dèi). Nelle moderne traduzioni inglesi e italiane, le sfumature del termine sono spesso nascoste dal fatto che Elohim viene quasi sempre reso come "Dio", con poche eccezioni nei contesti più chiaramente plurali.
Sviluppi teologici e interpretativi
La polisemia di Elohim ha portato a sviluppi teologici importanti sia nell'ebraismo che nel cristianesimo. Alcuni teologi cristiani hanno visto in questo termine un'anticipazione della Trinità, interpretando il plurale come un'allusione alla natura triunitaria di Dio. Tuttavia, questa interpretazione non è generalmente accettata dagli studiosi ebrei, che vedono il termine come una forma di espressione della maestosità divina, senza implicazioni trinitarie.
Conclusione
La parola Elohim è un esempio affascinante di come un termine antico possa avere una varietà di significati a seconda del contesto. Mentre nelle traduzioni moderne viene spesso appiattito nel generico "Dio", il termine ebraico porta con sé una ricchezza di sfumature, che riflettono sia la complessità della concezione di Dio nell'ebraismo antico sia le influenze storiche e culturali che hanno modellato il testo biblico.
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